Annotazioni del suono nel mondo PDF Stampa E-mail

9 Ottobre 2009

Variazioni per pianoforte
Dove c’è un piano intorno c’è sempre gente che fa baccano (Paolo Conte)
IL GENIO
Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto di Katie Hafner (tr.it. A. Fiabane, F. Tassini, P. Schenone, Einaudi, 24 euro).

IL CONTE
Paolo Conte. Prima la musica (il Saggiatore, 29 euro).

Variazioni per pianoforte
Dove c’è un piano intorno c’è sempre gente che fa baccano (Paolo Conte)
IL GENIO
Nel 1944 un ragazzino di 12 anni vinceva il primo trofeo suonando Bach al pianoforte a un festival di Toronto. Nello stesso anno, un suo quasi coetaneo iniziava la settima classe della scuola per ciechi Ontario e si accingeva a imparare come si accordano i pianoforti. Sempre nello stesso anno a New York un giovane erede della famiglia che costruiva i migliori pianoforti al mondo, la Steinway, riusciva a non far fallire la fabbrica costruendo bare per l’esercito degli Stati Uniti in guerra. Ma tirava anche fuori un nuovo prototipo di pianoforte, il CD 318. Sarà quest’ultimo a mettere insieme il ragazzo prodigio, Glenn Gould e l’accordatore quasi cieco, Verne Edquist. Esistono uomini spinti da una missione. Secondo molti si tratta più che altro di un’ossessione, una forma di autismo. Non è un caso che spesso ha a che fare la musica. Questa è la storia di un uomo alla ricerca del pianoforte perfetto, lo strumento creato dall’uomo con i materiali più diversi e trasformato in un’unica macchina omogenea. Capace di riprodurre tutte le sfumature possibili, tutti i linguaggi possibili. Il tramite tra le dita e gli altri mondi. Ed è la storia di un altro uomo che perse il novanta per cento della vista da bambino e che trovò la sua strada semplicemente ascoltando e imparando a conoscere i segreti di quelle macchine meravigliose. Raramente quello che chiamiamo destino si è mostrato in maniera più evidente che in questa storia. Vera e raccontata dettaglio per dettaglio.
Si intitola Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto di Katie Hafner (tr.it. A. Fiabane, F. Tassini, P. Schenone, Einaudi, 24 euro).

IL CONTE
Non è un cantautore se per cantautore si ha in mente una certa scuola. Quella dei De Gregori e dei De André e dei Tenco. E’ una cosa diversa, unica. Ancora oggi probabilmente non riusciamo a inserire Paolo Conte in nessuna categoria. Già i luoghi di origine e di lavoro, Asti, Calliano, lo collocano in provincia. La provincia dove è un vanto il basso profilo, l’esageruma nen, non esageriamo. I suoi eroi parlano come si parla nelle case di quelle parti, il tinello è “maron”, il gelato è “al limon”, la statale è “lo stradone”, si beve ratafià, i pittori sono quelli stanchi e poco interessanti imbrattatele della domenica. Ci ha sempre messo a disagio Paolo Conte. Ha scritto la canzone più cantata, Azzurro, mettendoci dentro il sole dell’oratorio vuoto della nostra infanzia e mostrandoci quanto ci assomiglia e nello stesso tempo riempie i teatri di mezzo mondo di gente che probabilmente non ha idea di cosa sia la maccaia. Le sue canzoni nascono al pianoforte, sempre. E una volta scritta la musica, è il testo che si deve adattare. E se non si adatta, pazienza, za za za zaz, za za za zaz, da-ti-du-di-du-ci-bu-ci-bubu. In un libro pieno di foto, di appunti, spartiti annotati, scarabocchiati e cancellati e una lunghissima chiacchierata con l’autore, Manuela Furnari analizza il metodo Paolo Conte. Solo per esperti.
Si intitola Paolo Conte. Prima la musica (il Saggiatore, 29 euro).